l Comune di Piario è situato in una bella conca verdeggiante, su un altopiano alla sinistra del fiume Serio, ad un’altezza di 539 metri s.l.m. Il paese offre la possibilità di escursioni con la salita al monte Cucco (771 m.) e al monte Né (851 m.), si possono inoltre compiere piacevoli passeggiate in tranquillità costeggiando il fiume Serio in località Broseta, giungendo al fontanino di S. Alberto, entrando nella pineta di Clusone per poi salire alla località S. Rocco, dove si può ammirare la stupenda chiesetta.
Il paese è composto da diverse contrade che, nonostante non siano più isolate dal centro, conservano ancora la loro vecchia denominazione: Candrietti, Cadoriano, Bruco e Groppino. Non si può dire che Piario vanti un cospicuo passato storico, in quanto le sue vicende, almeno fino al 1600 circa, seguono pari passo quelle di Clusone. Possesso dei vescovi di Bergamo dal 1026, il borgo fece parte della Comunità di Scalve insieme a Clusone, dal quale, dopo vari tentativi, si staccò in via definitiva nel 1636 e precisamente il 14 dicembre con un’adunanza plebiscitaria sotto la presidenza di Pietro Todeschini detto “il Tavernino”.
L’edificio più antico del paese si trova in via Mazzoletti. Gli affreschi del tredicesimo secolo, sono in parte conservati, e alcune ciotole e altri utensili venuti alla luce, svelano che un tempo doveva trattarsi di un monastero. Si tratta di un grande edificio con arcate che poggiano su colonne basse e intercalate da una finestrella ovale. La contrada Candrietti custodisce la casa quattrocentesca che diede i natali a Monsignor Luigi Speranza, nominato vescovo di Bergamo nel 1859 da Pio IX. Un’idea di casa rurale chi visita Piario può farsela raggiungendo la contrada Cadoriano, nei pressi della chiesa parrocchiale, dove è ancora visibile una vecchia abitazione, in parte ristrutturata con piccolo cortile e con il fienile al piano superiore. In contrada Bruco si può invece ammirare un grande edificio con pietre a vista e belle finestre che lasciano intuire come doveva essere tutta la contrada.
Ricca di dipinti e affreschi la quattrocentesca chiesa parrocchiale dedicata a S. Antonio Abate, e rinnovata nei primi anni del ‘700. L’edificio è a una sola navata divisa in tre campate da lesene e navata coperta da volta a botte. Una seconda volta a botte copre anche il presbiterio. La cappella che si apre nella seconda campata è dedicata alla Madonna del Rosario.
Chi entra nella chiesa può ammirare sulla parete laterale destra, nella prima campata, una raffigurazione a olio su tela della Pietà e, su quella laterale sinistra, San Luigi con in mano il crocifisso.
Sono dedicati a Maria i quattro ovali dai colori vivaci collocati sulle pareti della cappella del Rosario. Potrebbe essere di Giacomo Borlone lo stendardo raffigurante la Natività e collocato sulla parete sinistra della terza campata. Di fronte si può ammirare un dipinto con la Madonna del Suffragio, molto probabilmente del Carpinoni. E’ del 1494 l’affresco della seconda campata dove si vede la Madonna seduta in trono con il Bambino tra le braccia. Divisi in piccoli riquadri si vedono pure un affresco molto ricco e decorato del 1466 e un affresco con S. Gottardo benedicente il quale, regge il pastorale.
Sulla parte destra della campata si vede una terza Madonna col Bambino e un crocifisso. Interessante il volto della Madonna, ben curato nell’espressione di dolore. Affreschi si vedono anche nella volta della navata e del presbiterio.
Sopra un promontorio, dominante il paese, si può visitare la bellissima chiesetta dedicata a S. Rocco, ben conservata e ricca di dipinti. Adiacente alla chiesetta è situato anche un parco per momenti di relax.
Nel paese non esiste alcuna industria: gli abitanti trovano occupazione nell’artigianato e nel commercio, ma soprattutto presso l’ospedale – particolarmente rinomato per le cure riabilitative del cuore e dei polmoni – o nelle vicine industrie tessili di Villa D’Ogna, Clusone e Leffe. Non viene tralasciata neppure l’attività agricola, che seppur limitata, costituisce uno degli elementi di collegamento con le tradizioni del passato.

Walter e Guerino